La Bauhaus si muove
Mostra d’Arte a Modena, Chiesa San Paolo, 2005
Herbert Wentscher si muove all’interno di uno spettro molto ampio, tra mezzi espressivi tradizionali e moderni, tra pittura e video, trasmettendo ciò anche alla futura generazione di artisti, attraverso la sua attitività di docente iniziata nel 1993 presso la Bauhaus-Universität, facoltà di »Gestaltung«, settore communicazioni visive. Le sue produzioni video giravano in televisione su quasi tutti i canali tedeschi come anche all’estero. Durante la sua formatione segnata dalla Pop Art, ha reso onore al potere dello schermo con giochi e immagini di luce, sensuali e fantastici, leggermente canzonatori e mutevoli, onirici e ingannevoli. Ha lasciato che Schlemmer danzasse nei vecci edifici della scuola d’arte di Weimar e ha sempre per mano una cartelle piena di idee nuove da realizzare. »Morphen« [plasmare] è una delle sue parole magiche: per mezzo di una trovata tecnica all’Università di Friburgo, uno dei domicili di Wentscher, delle formule calcolano minuziose differenze del suo volto da europeo (ossia la sua caratteristica personale) rispetto ad una unità di misura standard, modificando cosi la sua appartenenza razziale e facendolo diventare un africano o un asiatico. L’uomo mette mano già da tempo al proprio corpo, modifica (nei casi migliori abbellisce) il suo outfit, il suo aspetto, avvicinandolo ad un ideale. Wentscher lascia che le macchine plasmino soltanto la copia di se stesso. Cosa è reale, cosa è vero – quello che vediamo? Nell’ambito appunto dei film e della televisione risuona solitamente l’infantile: »ma non fanno per davvero!«. Ma chi percepisce cosa e come? »Percepire« qualcosa significa forse gigá anche sottoporne a test la veridicità?
La leggenda vuole che San Luca si sia addormentato mentre dipingeva la Madonna e che al risveglio abbia trovato il quadro già finito – ci aveva pensato Domineddion nel sonno: l’artista riceve l’ispirazione dallo Spirito Santo; Luca diventa patrono dei pittori. L’artiste odierno plasma la storia dell’arte: madre e figlio viaggiano attraverso i tempi, si trasformano lentamente al cospetto di un tipo figurativo praticamente immutato. Il sonoro con il ronfare del pittore ed lo schioccare della bocca del bambino trasporta in una situazione irreale, piacevole e protetta, ninnante e gioiosa. Il mutamento della forma rinvia alla vita stessa, all’evoluzione e all’adattamento dell’immagine in tempi lunghi. L’interesse di Herbert Wentscher si concentra sulle zone di contatto tra vita quotidiana e cultura avanzata, compresi i potenziali mediatici. Il suo video meditativo »Nel qui e ora« è pensato in senso molto ironico: un’immagine sfocata dal contenuto simbolico di un bastoncino d’incenso che brucia, di cui si vedono solo i piccoli anelli di fumo. Accompagnato da alcune canzoni com versi degli anni ‘80, il tentativo odiemo di meditare risulta una cantilena monotona e soporifera, una descrizione della banalità e dell’insufficienza, che passa costantemente da una seriosità innaturale ad una involontaria comicità. Attendere il finale.
Andrea Dietrich
Ogni mia via è libera adesso,
e il quotidiano è per me lo stesso.
Anche il tempo quasi fermo sta,
mentre diamo uno sguardo all’Interiorità.
Qualche volta ci vedo una luce di là,
altre volte ecco che scomparsa è già.
Per arrivare bene al di là
Occorre esercizio a volontà.
Tutto l’Essere posso ora sentire,
le forze dentro di me lascio entrare,
e cosi infine ora lo so,
nel Qui e Ora rilassato me ne sto!
Herbert Wentscher